In ricordo di Margherita Occhiena, madre di Giovanni Bosco

di Roberto Alessandrini

In prossimità dell’ 8 marzo, giornata nella quale si celebra la festa della donna, vogliamo ricordare l’importante figura di Margherita Occhiena, madre e maestra di Giovanni Bosco.
Nata il primo aprile del 1788, nel piccolo paese del Capriglio, situato nelle vicinanze di Asti, trascorse la sua giovinezza, in una famiglia di umili contadini. A soli ventinove anni, rimasta vedova, si trovò a crescere, da sola, i suoi due figli, Giuseppe e Giovanni, e a dover gestire i possedimenti, in un periodo di grande crisi e carestia. Contadina di grande coraggio, educò la prole secondo il Vangelo, con religione, ragione e amore. In particolar modo, il suo cuore, la condusse ad insegnare la carità, verso i più poveri, perché riteneva che: ‹‹La cosa più importante è la salvezza dell’anima››.

All’età di nove anni, Giovanni, il suo secondo figlio, fece un sogno, che lo condusse verso il futuro di educatore di una immensa schiera di giovani. Nel tempo, consolidò in lui il desiderio di diventare sacerdote. Così, un giorno, Margherita Occhiena, chiese al figlio: ‹‹Il parroco è stato da me per confidarmi che tu vuoi farti religioso. È vero?››. Giovanni rispose: ‹‹Sì, madre mia. Credo che voi non avrete nulla in contrario››. E lei ribatté: ‹‹In queste cose non c’entro, perché Dio è prima di tutto››.
Con particolare amore, accompagnò il figlio sino al sacerdozio e, lasciando la casa di famiglia, lo seguì nella sua missione, tra i giovani poveri e abbandonati di Torino. Proprio nel mese di maggio del 1847, insieme, accolsero a Valdocco il primo fanciullo, dando così inizio alla loro opera.
Margherita OcchienaDurante l’epidemia che scoppiò a Torino, nel 1854, mamma Margherita, con l’aiuto di quattordici ragazzi volontari, si prodigò a curare i malati. Un giorno, un giovane aiutante, in forte difficoltà, le confidò: ‹‹dobbiamo portare un malato grave al lazzaretto, ma non abbiamo un lenzuolo decente››. Così Margherita, dopo un momento di riflessione, tolse la tovaglia bianca dall’altare della chiesa nuova e la consegnò al ragazzo, dicendo: ‹‹Questa prendila tu. Non credo che il Signore si offenda››.

Qualche tempo dopo, con grande felicità e rispetto, per il percorso di fede affrontato, disse al figlio Giovanni Bosco: ‹‹Tu, hai vestito l’abito talare. Io ne provo tutta la consolazione che una madre può provare per la buona riuscita di un figlio. Ma ricordati che non è l’abito che onora il tuo stato, è la pratica della virtù. Se mai tu avessi a dubitare di tua vocazione, ah per carità, non disonorare questo abito! Posalo subito. Preferisco avere un povero contadino che un figlio prete trascurato nei suoi doveri. Quando sei venuto al mondo, ti ho consacrato alla Beata Vergine. Quando hai cominciato i tuoi studi ti ho raccomandato la devozione a questa nostra Madre. Ora ti raccomando di essere tutto suo. Ama i compagni devoti di Maria. Ricordati di diffondere attorno a te l’amore e la devozione alla Madre celeste››.

Malgrado le difficoltà che si trovò ad affrontare, Margherita Occhiena spesso si dimostrò essere una donna tenace e di grande fede. Per lei, Dio aveva creato il mondo e messo tante stelle lassù. Ringraziava il Signore, per il pane quotidiano ed i doni che riceveva; grazie alla sua estrema bontà. ‹‹Sono nata in povertà, sono vissuta in povertà, voglio morire in povertà››, così ripeteva sempre.