Carissimi/e,
non riesco ancora a smaltire l’emozione di aver avuto qui don Ángel, il successore di don Bosco… Credo che chi ha vissuto quei momenti ieri si sia reso conto che non sto esagerando se dico che sembrava proprio don Bosco! Chiunque lo ha avvicinato – salesiani, collaboratori e soprattutto ragazzi – ha potuto constatare una vicinanza reale, non di maniera, tesa a comunicare l’interesse per la persona e per il servizio svolto. Non sapete quante volte mi ha detto: “che bello qui!” E io che ci sono non posso che essere d’accordo…
Il vangelo della giornata di ieri sottolineava l’importanza che tutto venisse alla luce, che non ci fossero cose nascoste. Avevo sperato e pregato che fosse così, che il Rettor Maggiore vedesse il più possibile la realtà così com’è, con meno alterazioni possibile, per darci una parola autorevole e illuminata. In realtà ha detto tutte cose belle e questo ci deve rallegrare perché siamo sulla strada giusta. Rammento tuttavia anche qualche cosa che dobbiamo tenere presente per continuare a crescere, l’ho estrapolata dale risposte che ha dato alle domande.
I poveri. Qui è bello, ho potuto sperimentare vedendo i ragazzi al centro minori al CFP (centro di formazione professionale) e all’oratorio che questi sono veramente i più poveri, secondo un criterio di povertà italiano (che non è ovviamente quello dei barrios di Buenos Aires, dell’est Europa o delle baraccopoli dell’Africa). Finché lavoriamo con loro, non sono preoccupato per il futuro della congregazione. Loro ci salvano sempre…
Formazione professionale e mondo del lavoro. Sono un innamorato della formazione professionale, sono convinto che davvero sia lo spazio più bello per i giovani più bisognosi. Noi dobbiamo continuare a fare quello che sappiamo fare, cioè educare e formare professionalmente. L’educazione è la migliore risposta che possiamo dare ai ragazzi. Anche se la politica non fa il suo dovere, anche se alcune cose sono più grandi di noi. Continuiamo a fare senza mollare e senza ovviamente rinunciare al senso critico. Paura che nel mondo del lavoro un giovane perda quello che ha imparato qui? No, certe cose non si perdono perché sono state imparate col cuore.
Animazione non è un gioco. Non si gioca a cercare di farci dire bravi. Essere animatori prepara al futuro, a essere cittadini, padri e madri, famiglie, lavoratori onesti… persone che concepiscono la vita come dono che si deve ridonare.
Famiglie. Dobbiamo trovare la maniera di stare più vicini alle famiglie, ma dobbiamo ammettere che finora non è stata la nostra specialità (sottinteso: le famiglie ci aiutino a capire come fare?). La presenza delle coppie dice un messaggio. La presenza delle donne tra noi ci aiuta tanto. Abbiamo bisogno di tenerezza. La formazione di tanti sdb e fma è molto di testa ma noi abbiamo bisogno di essere teneri, di un abbraccio… Io credo che Don Bosco farebbe così oggi. Dobbiamo aiutare la gente a crescere nella affettività. C’è bisogno di maturità negli affetti.
Annuncio di Dio ai giovani poveri. I ragazzi devono sentirsi amati. Nessuno può aprire il cuore di un’altra persona, lo sanno bene gli innamorati. Ma quando uno si sente amato il cuore si apre. E tutti i giovani aprono il cuore se si sentono amati.
Salesiani Cooperatori: Nessuno è proprietario del carisma salesiano, neanche gli sdb. Il carisma dei salesiani cooperatori è sempre in crescita. Ma non solo per lavorare nelle case salesiane, ma per essere missionari nella chiesa.
Agli ex allievi e in generale alle persone un po’ più in là con gli anni dico che la modalità di educare è cambiata tantissimo, negli ultimi 30 anni in particolare. Molti gruppi della famiglia salesiana non hanno vissuto quello che avete vissuto voi. Dico: guardiamo avanti e non indietro. Fate quello che avete intuito quando siete nati (non vi ha creato don Bosco, ma quella voglia di restituire il bello che avete ricevuto nelle nostre case): portate nel mondo quello che avete imparato nell’educazione ricevuta, siate buoni cristiani e onesti cittadini. E poi un imperativo per tutti: Vietato lamentarsi!
Aspiranti. Approfittate dell’esperienza. Qui capite molto chiaramente cos’è la missione e cos’è la comunità, non c’è dubbio. Quindi dovete solo capire se il Signore vi chiama qui o no. Il Signore ha bisogno di voi, don Bosco ha bisogno di voi, i giovani han bisogno di voi, non dico che la congregazione ha bisogno di voi perché la congregazione non ha bisogno. Dunque se vi chiama, avanti senza paura. Io sono salesiano da 37 anni e ogni anno sono più contento. Ero contento l’anno scorso, ero contento cinque anni fa che ero direttore e stavo in cortile, sono andato avanti così.
La battuta del giorno
- Don Angel (fissando Daniele del Centro Minori): “davvero mi piacciono i tuoi capelli, li vorrei anche io…”
- Daniele: “e allora fatte la tinta!”
don Stefano Aspettati
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