La storia che vi racconto è quella di Paolo: uno dei primi ragazzi arrivati nella casa famiglia del Borgo Ragazzi Don Bosco; veniva dalla casa famiglia delle nostre Figlie di Maria Ausiliatrice di Pontinia. Qui ha respirato subito “un’aria più ampia” perché il Borgo Don Bosco ha tante risorse ed offre infinite possibilità.

Veniva da una storia difficile e impegnativa come tutti i ragazzi che si trovano in una casa famiglia; e come tutti quei ragazzi, avrebbe preferito starsene nella sua casa ma non era possibile. Una volta qui, abbiamo fatto una fatica enorme per lo studio, il lavoro, la semiautonomia … abbiamo perso e ritrovato tante volte un lavoro; ma non abbiamo perso mai la speranza, perché Paolo era pieno di energie.

Ma c’è un tratto nella storia di Paolo che descrive bene la vita del Borgo Don Bosco; Paolo ha vissuto un dramma molto forte: un suo compagno di vecchia data, che era in questa casa famiglia con lui, aveva voluto a tutti i costi tornare a casa, facendo così una brutta fine; ma con Paolo abbiamo vinto la battaglia, perché Paolo ha mantenuto sempre un legame e una rete fitta di rapporti.

C’è una pagina durissima della vita di Paolo, vissuta in una dinamica di morte e risurrezione: tornato finalmente a casa, prima perde il papà (altro elemento tragico della sua vita); poi la mamma, dopo essere stata dimessa dall’ospedale dove era stata ricoverata a causa di un incidente stradale, muore in casa. L’ha ritrovata morta nel suo letto proprio Paolo. Il corpo della sua mamma rimane in casa per due giorni, mentre Paolo faceva una serie di telefonate: prima all’ambulanza, che una volta accertato il decesso non porta via il corpo, poi all’agenzia funebre che chiedeva soldi che Paolo non aveva. Dopo due giorni con la mamma morta in casa, (e pensate cosa possa significare per un ragazzo tutto questo!), decide di chiamarmi: un dramma di quelli infiniti!!!

In un attimo si è costruita una rete di solidarietà: Paolo era conosciuto da tante persone che si sono strette intorno a lui e gli hanno consentito di celebrare subito il funerale, gli hanno permesso di trovare un luogo di sepoltura per la mamma, che in un primo momento sembrava impossibile trovare; tante persone lo hanno aiutato per acquistare e sistemare la lapide; soprattutto, ha trovato tante persone generose che lo hanno aiutato in quel momento a saldare la montagna di debiti che la mamma gli aveva lasciato; una montagna di bollette da pagare: quando Paolo me le ha portate ho impiegato tre giorni solamente per ordinarli! Se non li pagava rischiava anche di perdere la casa! E così, Paolo, piano piano si è risollevato e con l’aiuto del Sindaco di Latina, Paolo è riuscito a trovare anche un impiego: oggi lavora nell’ospedale di Latina con un contratto a tempo indeterminato. Ha sistemato casa, ha pagato tutti i debiti, lavora tutti i giorni, rispettando il suo orario; ma la cosa più bella che mi ha profondamente commosso è stata quando Paolo, grande persona di cuore, mi ha portato una busta con dei soldi: era il suo primo stipendio. “Don Maurizio, questo te lo do per tutti quei ragazzi che non ce la fanno”; un ragazzo che non tiene per sé il suo primo stipendio, nonostante alcuni debiti ancora presenti all’epoca e dilazionati nel tempo, ma lo dona perché ci sono altri ragazzi in difficoltà come lui, credo sia proprio un miracolo! Ma questa è una scuola imparata al Borgo Don Bosco, imparata da tante persone di cuore che ci hanno insegnato che nella vita c’è più gioia nel dare che nel ricevere, che nella vita è bellissimo far felice gli altri e che più doni, più ricevi; un po’ come nella vita di noi sacerdoti, che abbiamo scoperto quanto è bello donare e non risparmiarsi mai.

E la cosa più bella è che il cuore di Paolo, dopo tutte queste disgrazie e disavventure, si è completamente aperto agli altri.