Il credente non può non testimoniare l’amore incondizionato di Dio verso gli uomini. E per farlo bisogna essere pronti, forti e umili.

Di Paola Springhetti

«Voi siete artigiani della misericordia: con le vostre mani, con i vostri occhi, con il vostro ascolto, con la vostra vicinanza, con le vostre carezze… artigiani! Voi esprimete il desiderio tra i più belli nel cuore dell’uomo, quello di far sentire amata una persona che soffre». Sabato 3 settembre papa Francesco ha parlato con calore ai volontari, durante il giubileo degli Operatori della misericordia, non a caso celebrato il giorno prima di quello in cui Madre Teresa è stata proclamata santa.
Francesco ha fondato il suo discorso sull’Inno all’Amore scritto da San Paolo nella prima lettera ai Corinti (1 Cor 13,1-13) e in particolare sull’affermazione che l’amore di Dio «non avrà mai fine»: «Questo insegnamento deve essere per noi di una certezza incrollabile; l’amore di Dio non verrà mai meno nella nostra vita e nella storia del mondo». Questa certezza cambia la vita dei credenti, perché senza di esso non saremmo nulla – esistiamo perché siamo amati – e perché «Di questo amore noi tutti siamo testimoni».

Un peccato grave. È questo il motivo per cui, ha ricordato Francesco, la Chiesa non potrebbe mai permettersi di agire come – sulla strada che scendeva da Gerusalemme a Gerico – fecero il sacerdote e il levita nei confronti dell’uomo lasciato dai briganti mezzo morto per terra (Lc 10,25-36). Non può farlo la Chiesa e non può farlo il singolo cristiano: guardare da un’altra parte per non vedere l’uomo ferito, abbandonato, solo, senza mezzi… guardare da un’altra parte «è un peccato grave! È anche un peccato moderno, è un peccato di oggi!».

La concretezza. Ancora una volta, Papa Francesco ha poi richiamato alla concretezza dell’azione: «Non mi stancherò mai di dire che la misericordia di Dio non è una bella idea, ma un’azione concreta. Non c’è misericordia senza concretezza. La misericordia non è un fare il bene “di passaggio”, è coinvolgersi lì dove c’è il male, dove c’è la malattia, dove c’è la fame, dove ci sono tanti sfruttamenti umani». La misericordia si realizza solo nella concretezza dell’agire umano, nella quotidianità dei gesti che rendono visibile l’azione di Dio tra gli uomini, come ha ammonito l’apostolo Giovanni: «Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità» (1 Gv 3,18).

Gli artigiani della misericordia. Di qui nasce la metafora “artigiani della misericordia” che il Papa ha scelto per descrivere i volontari. Artigiani è una parola che dice concretezza, ma anche cura, amore per quello che si fa. Che vuole dire unicità e personalizzazione (l’artigiano non produce in serie), grande competenza, umiltà. La Chiesa ha bisogno delle mani di questi artigiani, Cristo ne ha bisogno: «Nelle diverse condizioni del bisogno e delle necessità di tante persone, la vostra presenza è la mano tesa di Cristo che raggiunge tutti. Voi siete la mano tesa di Cristo: avete pensato questo? La credibilità della Chiesa passa in maniera convincente anche attraverso il vostro servizio».

Pronti e convincenti. Alla fine del suo discorso Francesco ha anche tracciato lo “stile” dei volontari. «Siate sempre pronti nella solidarietà, forti nella vicinanza, solerti nel suscitare la gioia e convincenti nella consolazione», ha detto. Bisogna essere pronti, perché far aspettare chi soffre vuol dire farlo soffrire di più; forti, perché non è facile affrontare il dolore, proprio o altrui che sia; solerti nella gioia, perché la gioia è il dono più grande che possiamo fare a chi sopporta con fatica la vita; convincenti nella consolazione, che non può nascere da superficiali parole che negano le difficoltà, ma da una testimonianza vera dell’amore in cui Dio ci avvolge.

Umili. A queste virtù degli artigiani della misericordia si aggiunge l’umiltà, che fa vincere la tentazione di sentirsi superiori rispetto a chi ha bisogno di aiuto: «Siate sempre contenti e pieni di gioia per il vostro servizio, ma non fatene mai un motivo di presunzione che porta a sentirsi migliori degli altri», ha raccomandato papa Francesco agli artigiani della misericordia.