di Michela Altoviti – Romasette
Dare fiducia e accoglienza incondizionata, essere flessibili e capaci di innovazione: questi atteggiamenti sono il segreto dei tanti risultati che negli anni il Borgo Ragazzi Don Bosco ha ottenuto con i giovani e rimangono le linee guida per i progetti futuri. È quanto emerso nel corso della tavola rotonda dal titolo “IN & OUT. Oltre il disagio per riprendere a volare” organizzata ieri, 11 maggio, nella sede dei salesiani di via Marsala, per presentare il lavoro della comunità educativa che nel quartiere Prenestino-Centocelle ha accolto, ad oggi, oltre 3mila ragazzi di 50 diverse nazionalità.
«Quella del Borgo – ha spiegato don Stefano Aspettati, direttore del centro – non è un’accoglienza buonista, vogliamo creare comunità e fare rete con le istituzioni e il territorio per una mutua collaborazione». E proprio in linea con la politica della sinergia è stato presentato il progetto “La Perla. Ripartire dalle strade”, finanziato dall’Unicef e voluto dall’Ospizio Salesiano Sacro Cuore per restituire dignità ai minori stranieri vittime di sfruttamento. «Secondo i dati del 2016 del Ministero del Lavoro – ha spiegato il referente, don Raffaele Panno – oltre 6.100 minori stranieri non accompagnati sono clandestini e si trovano quindi al di fuori del sistema di accoglienza formale». A loro si rivolge il progetto che intende «pilotare, documentare e valutare interventi multisettoriali coordinati volti ad integrarli nella società italiana».
Partner di questa iniziativa sono la Federazione Salesiani per il Sociale, l’associazione “Naturalmente”, le Missionarie del Cristo risorto e il Borgo Ragazzi don Bosco: «Intendiamo mettere in atto la pedagogia del nostro fondatore – ha detto don Giovanni D’Andrea, presidente dei Salesiani per il Sociale – offrendo proposte educative; non siamo un centro di servizi per la persona». I ragazzi vengono cercati lì dove si trovano, come don Bosco ha insegnato, e il primo aggancio avviene sulla strada, in zona stazione Termini: «Per un primo colloquio – ha illustrato don Panno -, per la revisione dei documenti o semplicemente per il riposo e la pulizia personale»; poi viene la proposta di avvio allo studio e alla formazione professionale. Primariamente, però, si tratta di far sentire questi ragazzi degni di attenzione, «per questo la scelta del nome assegnato al progetto non è casuale: tutti i giovani sono preziosi».
Per ora sono cinque ragazzi egiziani i primi fruitori di questa iniziativa che ha bisogno di ambienti più ampi per garantire un’accoglienza sempre maggiore e in questo senso i partenariati tra le diverse organizzazioni a livello locale rappresentano un pilastro fondamentale. Continuità e innovazione, quindi: i primi giovani accolti al Borgo furono, 68 anni fa, gli sciuscià, gli orfani che, nell’immediato dopoguerra, vivevano di espedienti; oggi, sebbene il contesto sociale e culturale sia profondamente cambiato, sono ancora molti quelli che vivono in situazioni di disagio. Per tutti loro, affinché non solo siano amati ma sappiano di esserlo, come diceva don Bosco, venticinque anni fa i Salesiani, d’accordo con il Vicariato, hanno rilanciato la vocazione originaria del Borgo rinnovando i propri servizi: la parrocchia è stata inglobata dalla vicina Sant’Ireneo, le scuole secondarie hanno lasciato il posto al Centro di Formazione Professionale ed è stata creata un’area ad hoc, “Rimettere le Ali”, per i ragazzi sottoposti a misure penali alternative, mentre l’Oratorio-Centro Giovanile ha ampliato la sua offerta ludico-sportiva e formativa.
tratto da: https://www.romasette.it/il-borgo-don-bosco-apre-le-porte-allaccoglienza-dei-minori-stranieri-sfruttati/