Si è svolto ieri, 22 giugno alle ore 21.30, nell’arena del Borgo Estate, manifestazione che da più di 30 anni accompagna le serate romane del nostro quartiere, un incontro per ricordare com’era il quartiere di Centocelle ed immaginare dove potrà andare, passando per i mutamenti avvenuti negli ultimi 30 anni.

Tratto distintivo di questo quartiere sembra essere stato, fin da sempre, il “pathos”, la passione, che ha animato le scelte degli abitanti che si sono succeduti nel territorio .

Abbiamo cercato di capire cosa è cambiato nell’urbanistica, nella conformazione sociale (da territorio agricolo, a quartiere che accolto prima gli immigrati delle campagne delle regioni limitrofe – Marche, Abruzzo, Molise, Umbria, … – poi gli immigrati del mondo), nella gente (cittadini attiva negli anni 70 e 80, maggiormente arrendevoli e rassegnati negli ultimi decenni).

Di fronte a tanti risorse ma anche a tante criticità, le prossime sfide future sembrano quelle di investire sulla costruzione di un’economia di prossimità e sulla valorizzazione del risorse che il quartiere possiede.

Durante l’incontro è stato proiettato anche il docufilm “Under 18 – Storie di sogni periferici” prodotto da AmaroProduzioni e Golden Hour FIlms, con il sostegno di MiBAC e di SIAE, scritto da Carlo Lagreca e Marcello Cantoni: un cortometraggio per testimoniare che malgrado le carenze strutturali delle periferie, i giovani che vi abitano hanno grandi sogni. Attraverso un viaggio tra Vigne Nuove, Tufello, Corviale,  Alessandrino, Centocelle, San Basilio e Torpignattara, si sono accessi i riflettori sui sogni di alcuni giovani abitanti di queste zone – ragazzi e ragazze, italiani e stranieri – per esplorare come immaginano il proprio futuro in questo spazio periferico.

Sono intervenuti al dibattito:

«Parlare al Borgo è sempre un’emozione » afferma Andrea Martire «un palco importante, un’istituzione cui tutti dobbiamo qualcosa. Al Borgo si respira grandezza d’animo, di cuore, di statura morale. Il Borgo è aperto, ma per davvero on a parole come dicono tanti, è inclusivo, informale, bada alla sostanza come faccio io. Ieri sera mi è capitato di parlare e, benché mi capiti spesso, è stata una sensazione diversa. Di libertà e di cuore. Non ero io che parlavo ma il grande cuore del Borgo, cui dico ancora grazie!».