«Entrare al Borgo è stato facile: ci abito di fronte. Ma non è per niente scontata la scelta di volerci rimanere: è un impegno che ti coinvolge a 360°, ma ti riempie di gioia!

Raccontare la mia storia, soprattutto di questi ultimi anni, senza fare riferimento al Borgo Ragazzi Don Bosco sarebbe semplicemente impossibile; dire che per me il Borgo rappresenta una seconda casa è scontato.

Il mio primo impatto con il Borgo Ragazzi Don Bosco è stato casuale, da casa mia sono sette numeri civici di distanza, circa tre minuti a piedi. I miei primi ricordi del Borgo risalgono alla prima infanzia, al cortile pieno di ragazzi e alla messa domenicale con i genitori. Ricordo ancora quando 15 anni fa l’allora papa Giovanni Paolo II venne a visitarci.

Al Borgo ho fatto tante esperienze: per cinque anni ho fatto parte del gruppo scout, a otto anni ho iniziato a giocare a pallacanestro, partecipavo a feste o al centro estivo, ho fatto e, tuttora sono, l’animatore in oratorio. In più ho sempre fatto parte del Movimento dei Focolari, carisma vicino all’unità e alla pace nel mondo, che sempre mi ha aiutato ad affrontare le sfide che mi si ponevano davanti.

Pensare a cosa mi abbia portato al Borgo è piuttosto facile: un luogo dove giocare ed incontrare amici di fronte casa, due fratelli più grandi che frequentavano l’ambiente… Ma ben più importante è cosa mi ha fatto rimanere.

Cosa ha avuto di tanto speciale questo ambiente per assorbirmi così? Ripensandoci, ci ho messo molto a capire cosa volesse veramente dire essere parte del Borgo Don Bosco; all’inizio forse ero solamente un fruitore abbastanza passivo dei servizi che mi erano offerti. Da piccolo ho ricordi di questi spazi che mi sembravano immensi, di tante facce che rivedevo continuamente senza capire chi fossero o cosa facessero. Nel periodo delle medie, passavo molto tempo in oratorio, ma non avevo delle forti amicizie; stavo una volta con un gruppo, una volta con un altro, senza avere tanta confidenza con nessuno. Passavo molto tempo a giocare a pallacanestro, che è stata da sempre una mia grande passione.

Iniziate le superiori, ho fatto le mie prime esperienze di animazione. Avendo trascorso molto tempo al Borgo e tramite i miei fratelli, in particolare il più grande, conoscevo molte persone, ma non frequentavo nessun gruppo formativo dell’oratorio. All’inizio le mie esperienze di animazione erano sporadiche, legate soprattutto al periodo estivo, ma non vivevo un cammino che mi permettesse di fare sintesi di quello che facevo. Se me la cavavo bene, era tutto merito degli esempi che ho avuto e che mi hanno insegnato tanto. Per qualche anno non ho frequentato molto, o meglio andavo al Borgo la domenica o ogni tanto durante la settimana, ma trascorrevo il mio tempo libero con gli amici altrove.

Qualche anno fa, è iniziata una serie di eventi che mi ha permesso di assumere consapevolezza di cosa volesse dire Movimento Giovanile Salesiano, di cui ogni giovane che ha un contatto con gli ambienti salesiani fa parte, e di capire nel pratico la grandezza di San Giovanni Bosco, quel famoso don Bosco che pensavo di conoscere tanto bene, ma che in realtà era molto di più. Finalmente avevo iniziato a far parte di un gruppo formativo e subito mi si presentano delle grandi occasioni per mettermi in gioco dentro e fuori dal Borgo: un forum di tutti i giovani del Movimento Giovanile Salesiano dell’Italia centrale e, grazie all’intuizione del sacerdote incaricato dell’oratorio insieme ad altri giovani animatori, la creazione di un gruppo per i ragazzi più piccoli, il “club della domenica”, che poi diventerà il “Gio’ Bosco Club”. Due grandi opportunità, per capire che ci sono migliaia di giovani in tutt’Italia che si prendono cura dei più piccoli secondo lo stile di don Bosco e, allo stesso tempo, per mettersi a servizio dei “nostri” ragazzi del Borgo. Ma forse l’esperienza che ha acceso quella luce dentro di me è stato il Campo Base, il primo di tre campi estivi di formazione animatori, che mi ha permesso di crescere come animatore e conoscere tanti amici sparsi in tutt’Italia. Da quel momento in poi ho iniziato a vivere l’animazione da un punto diverso: un modo per crescere e far crescere tanti giovani secondo uno stile educativo sano e gioioso, una cosa pervasiva, che non può finire con l’incontro o con il campo estivo o con l’attività svolta, ma qualcosa che in qualche modo caratterizza tutta la tua vita.

Negli ultimi tre anni, ho cercato di essere una presenza più attiva nel Borgo. Ovviamente non è tutto rose e fiori: tante difficoltà vengono fuori man mano che si va avanti. Il confronto frequente con ragazzi diversi, che spesso vivono situazioni problematiche legate alla famiglia o a cattive compagnie, non è affatto facile. Cercare di trasmettere dei messaggi educativi positivi sotto il profilo cristiano spesso sembra un’impresa irrealizzabile. Tante volte succede che, dopo tanto impegno per preparare dei giochi o delle attività, i ragazzi vogliono fare altro e non ascoltano ciò che gli dici; tutto il tuo lavoro sembra svanire in un attimo. Ancor più doloroso è vedere ragazzi che si allontanano per prendere delle cattive strade e farsi trasportare in dei vortici che spesso non hanno via di fuga.

E poi ci sono i problemi organizzativi, l’eterno tallone d’Achille. Tante teste che pensano sono meglio di una, come tanti cuori che battono possono amare molto più di uno solo, ma questo comporta non solo tanto confronto, ma anche tante discussioni e tanti scontri. Pensando, ad esempio, al centro estivo, mettere d’accordo più di trenta persone su tutto è a dir poco impossibile. Tante volte si confonde la propria visione delle cose con la realtà e si continua a discutere con i paraocchi. Non è facile neanche stare dietro a tutto.

Ammetto che solo da un paio di anni a questa parte sto capendo per intero la struttura del Borgo Ragazzi Don Bosco. Chi pensa si tratti solo di un oratorio, dove ogni tanto c’è qualche incontro per organizzare le attività, non può neanche immaginare l’organizzazione che c’è dietro. Per ogni area ci sono dei responsabili, dei referenti, un consiglio, un’assemblea e tante riunioni, separate per ogni differente attività. Si tenta di pianificare ogni cosa nel dettaglio, sempre avendo come obiettivo i ragazzi. A volte, lo ammetto, è pesante, stancante… E torniamo alla domanda di partenza: cosa mi spinge a rimanere?

Seguendo l’ottica della società moderna occidentale, non ha senso impiegare tanto tempo senza ricevere dei tornaconti economici e sapendo che nella maggior parte dei casi i frutti del proprio lavoro si vedranno, e non sempre capita, dopo tanto tempo, spesso anche dopo anni.

Ma c’è qualcosa che vale di più dei soldi, di più della fatica, di più delle difficoltà; non sono in grado di spiegarlo a parole, mi basta il sorriso sincero di un bambino che gioca in oratorio a compensare tutto l’impegno e tutti gli sforzi compiuti.

A chi mi chiedesse cosa vuol dire Chiesa, risponderei: famiglia e gioia, vieni al Borgo Ragazzi Don Bosco e vedi!