È stato inaugurato ieri 27 settembre 2018, il laboratorio di pasticceria del corso di ristorazione del Centro di Formazione Professionale del Borgo Ragazzi don Bosco, alla presenza della Dott.ssa Barbara Saba, Direttore Generale della Fondazione Johnson & Johnson, don Pietro Mellano, Direttore Nazionale del Cnos-Fap, don Daniele Merlini, direttore del Borgo Ragazzi don Bosco, Alessandro Chiorri, direttore del Centro di Formazione Professionale (CFP) del Borgo.

Ancora una volta, la Fondazione Johnson & Johnson ha deciso di scommettere sui giovani del Borgo don Bosco. «La formazione professionale è per noi lo strumento fondamentale per l’educazione dei giovani» afferma Alessandro Chiorri, direttore del Centro di Formazione Professionale. «Direi che oggi più che mai, e le cronache ce lo dicono, c’è bisogno di formazione professionale (salesiana)»; se n’era accorto don Bosco già nell’800 che scendendo a Torino dalle campagne limitrofe, aveva incontrato un numero sterminato di giovani emarginati, immigrati, senza famiglia. Oggi, a distanza di quasi due secoli e a distanza di 70 anni dalla nascita di questa opera salesiana, il Borgo Ragazzi don Bosco accoglie giovani molto simili a quelli di Torino: italiani ed immigrati, poveri, con famiglie disgregate e che cercano uno strada per poter trovare un posto nella società. Anche don Pasqual Chavez, 9° successore di don Bosco, riconosce che “la formazione professionale oggi è il cuore e il centro del carisma salesiano”. «Siamo convinti che l’educazione» continua Alessandro Chiorri «è un bene talmente prezioso che non si può pagare con nulla se non restituendolo; se questa restituzione sarà fatta dai ragazzi, questi diventeranno un segno e testimonianza del nostro lavoro». La formazione professionale diviene quindi un’opportunità di emancipazione per questi giovani.

Il nuovo laboratorio di pasticceria è una finestra sul futuro: non solo per i ragazzi di oggi, ma per tutti quelli che verranno. «La Fondazione Johnson&Johnson» afferma don Daniele Merlini, direttore dell’opera salesiana  «ha compreso in pieno il significato di quello che facciamo al Borgo Ragazzi don Bosco, seguendo le orme di don Bosco, appunto, che nell’800, di fronte a tanti giovani che, abbandonati e disperati, convergevano in una grande città trovandovi indifferenza ed emarginazione, ha cercato di dare loro futuro e speranza, accogliendoli nella propria casa, facendola diventare la loro casa, insegnando loro una professione, inserendoli nel mondo del lavoro e tutelandoli con il primo contratto di apprendistato, stipulato l’8 febbraio 1852, con il quale don Bosco si offriva come garante di questo accordo impegnandosi a sostenere la buona condotta del ragazzo e ad accompagnarlo a fare al meglio questo momento di apprendistato. Ancora oggi i salesiani si prefiggono di accompagnare i giovani, e qui al Borgo lo facciamo in tanti modi, soprattutto coloro che hanno ricevuto di meno, che vivono tante difficoltà nella vita; cerchiamo di costruire il loro futuro, fornendo gli strumenti con i quali realizzare i loro sogni di una vita buona».

In piena continuità e condivisione di intenti, si inserisce l’intervento della Dott.ssa Barbara Saba che, per riagganciarsi a quanto diceva don Bosco, riprende il leit motiv dell’azienda che recita “prendersi cura del mondo, una persona alla volta”. La Johnson & Johnson crede che le aziende abbiano una responsabilità nei confronti del territorio dove vivono e lavorano, così come di tutto il resto del mondo. «Scopo di un’azienda» afferma la Dott.ssa Saba «è il produrre la ricchezza per la società e restituirla in termini di benessere». In quest’ottica si inseriscono gli interventi della Fondazione Johnson & Johnson che si occupa di restituire e di individuare delle opere socialmente importanti nel territorio in cui l’azienda opera, ovvero supportare progetti che abbiano un senso sociale rivolti a migliorare la nostra società. «La nostra mission aziendale un po’ somiglia, umilmente, a quella di don Bosco, non tanto nell’educazione ma nel cercare di prendersi cura del mondo in cui viviamo» continua il Direttore Generale della Fondazione che  condivide, ormai, con l’opera salesiana, la missione educativa e sociale.  «Quello che stiamo facendo credo faccia bene anche a noi che abbiamo bisogno di un mondo migliore, più umano, più inclusivo, capace di capire e creare futuro».

Ringraziamo Joni che, parlando agli occhi e al cuore dei ragazzi presenti, ha regalato la sua testimonianza rispetto al percorso formativo fatto lo scorso anno, alla sua esperienza di crescita e alla sua incredulità di come riesce a spendere le competenze acquisite (circa 40 minuti dopo aveva un colloquio di lavoro) e don Pietro Mellano che, portando i saluti di don Enrico Peretti e don Mario Tonin , rispettivamente Direttore Generale e Direttore Amministrativo del Cnos-Fap, ha illustrato le radici della formazione salesiana, l’originalità della figura di don Bosco che tutelava i giovani sul lavoro senza dimenticarsi mai dell’aspetto educativo,  e l’importanza del Cnos-Fap nel connubio tra pubblico (i corsi professionali sono sostenuti dalle Regioni) e il privato, ovvero la capacità di alcuni enti, quali ad esempio le fondazioni come quella presente, di poter fare degli interventi, a titolo meramente gratuito (ovvero finanziare alcuni progetti senza un ritorno di profitto) per sostenere progetti di utilità sociale.

Infine, ringraziamo tutti gli studenti e le aziende che hanno partecipato e i ragazzi del corso di ristorazione che hanno preparato un delizioso aperitivo a conclusione della giornata.