di don Stefano Aspettatti – direttore Borgo Ragazzi don Bosco
Dal vangelo apprendiamo che Maria, quando riceve l’annuncio dell’angelo, rimane turbata. Ha infatti certamente i suoi progetti di vita (un matrimonio imminente, era già promessa sposa di Giuseppe, chissà che altri sogni) e si sente dire qualcosa che li butta apparentemente tutti per aria, perciò “giustamente” rimane turbata. Scorriamo pochi versetti e dopo un dialogo, tutto sommato breve, con l’angelo arriva a dire “eccomi”.
In questo piccolo quadro, c’è già racchiusa l’esperienza terrena di Maria, ma non finisce tutto con quel semplice dialogo. Si può quasi dire che sia un preludio di quello che sarà poi la sua vita. Infatti, subito dopo il parto, Maria vede e sente personaggi a lei sconosciuti – i magi, i pastori, il vecchio Simeone – che le dicono cose straordinarie di questo bambino senza che lei capisca fino in fondo di che si tratta. Poi accadono due momenti di rottura. Quando Gesù ha 12 anni durante un pellegrinaggio a Gerusalemme, Maria e Giuseppe se lo “perdono” nel tempio e lo ritrovano dopo tre giorni: lui ricorda loro che la propria missione è superiore anche all’obbedienza dovuta ai genitori. Poi quando a Cana finisce il vino a uno sposalizio e Maria chiede a Gesù di fare qualcosa, lui fa chiaramente capire che quello sarà l’inizio della loro separazione. Di fatto da quel momento inizia la missione di Gesù: le strade della madre e del figlio si separano. Sono gli ultimi tre anni di vita di Gesù. Si ritroveranno in un momento particolare ed estremamente doloroso: sotto la croce. Lì Gesù affida Giovanni, simbolo di tutta l’umanità, alla Madre e lei accetta senza parlare, accetta con la vita. Il percorso, solo annunciato nel dialogo con l’angelo, adesso è compiuto.
Maria è dunque una donna che ha fatto un percorso, una donna certamente privilegiata per essere stata scelta come “madre di Dio”, ma una donna che ha fatto un suo percorso di fede. Un percorso non scontato e fatto di tante prove e tanti momenti bui. Maria è diventata madre fisicamente portando in grembo e partorendo Gesù, ma poi è diventata madre veramente portando nel cuore tutte le cose che non capiva e che ha dovuto meditare piano piano finché non hanno trovato un senso. Ha dovuto crescere nella fede e la sua crescita diviene un modello per tutti noi. Diventa un modello di chi cerca di orientarsi nella vita a partire dalla Parola di Dio, come ha fatto lei.
Ma proprio in lei possono trovare un esempio tante mamme, tanti genitori che fanno tanta fatica a comprendere e sintonizzarsi sulle strade che fanno i figli, a volte davvero tortuosi, a volte semplicemente diversi dalle aspettative. Maria insegna ad attendere, a non disperare, a meditare, a saper dimenticare alcune cose e a saperne conservare e custodire altre. Maria è un segno di speranza per tutte le mamme, ma per tutti gli educatori in generale, perché chi educa in qualche modo vive una gestazione di una creatura – indipendentemente che sia sua o no – ne porta la gioia e il peso. A Maria nostra madre vogliamo affidarci ancora una volta come ci insegna don Bosco: in maniera filiale e forte. E vogliamo affidare ancora una volta a lei tutti i figli, specie quelli che non hanno madre.