Venerdì 31 gennaio, festa di S. Giovanni Bosco, si è svolto presso il Borgo Ragazzi don Bosco un seminario dal titolo “Per educare un bambino serve un intero villaggio” volto a realizzare un patto educativo per Centocelle, secondo quanto indicato da Papa Francesco nel messaggio di lancio del patto educativo globale, previsto il 14 maggio 2020.
“Ogni cambiamento ha bisogno
di un cambiamento educativo che coinvolga tutti. Un proverbio africano dice che
per educare un bambino serve un intero villaggio. Ma dobbiamo costruirlo,
questo villaggio, come condizione per educare” dice Papa Francesco nel suo
messaggio, sulla scia dell’enciclica “Laudato Sii”, per collaborare tutti
insieme a custodire la nostra casa comune.
Ma per arrivare alla globalità, occorre partire dal territorio, dal locale, ci
ricorda don Daniele Merlini, che ha
aperto il seminario tenutosi nella nuova sala polifunzionale dedicata a Don
Cadmo Biavati, “il don Bosco di Roma” e primo direttore dell’opera.
Tanti gli ospiti del pomeriggio, in particolare i collaboratori del Papa nell’organizzazione
dell’evento del 14 Maggio. Mons. Angelo
Vincenzo Zani, segretario della congregazione dell’educazione cattolica, sottolinea,
nella persona di Giovanni Patriarca,
ufficiale della congregazione, come l’educazione
debba essere finalizzata a creare delle
comunità autentiche e allo sviluppo
integrale poiché educare vuol dire umanizzare, e ognuno di noi può rendersi
partecipe nel costruire il bene comune.
Il prof. Andrea Zampetti si è
addentrato nel significato di “patto”
inteso come orizzonte di senso nel quale inserire il cammino educativo
nell’attuale crisi ecologica e sociale, che può costituire una grande
opportunità per riscoprirci comunità. Cinque sono i pilastri: chiarezza,
convergenza, compito, coraggio e coinvolgimento. Il primo elemento per
costruire un patto è la chiarezza della
propria identità, individuare quali compagni di viaggio includere e quali
testimoni scegliere. La convergenza risiede nell’armonizzazione delle diversità di ciascuno in un ritmo comune,
condividendo una stessa visione antropologica. Il compito risponde alla domanda
“Perché farlo?”, il coraggio serve a
fare impresa uscendo dalla propria
comfort zone e in questo processo nessuno è escluso, l’intero “villaggio” deve essere coinvolto.
Noi siamo solo una piccola goccia dentro un grande mare, ne è l’esempio il progetto “Dare di più a chi
ha avuto di meno” sostenuto dall’Impresa
Sociale “Con i Bambini” e realizzato dalla Federazione Salesiani per il
Sociale di cui il Borgo Ragazzi don Bosco fa. Il progetto promuove attività
formative in tutta Italia per fare crescere le comunità educanti arrivando ad
incidere sulla vita di 3.000 minori seguendo tre linee: formale, non formale e
territoriale. Il dottor Giorgio Righetti,
direttore dell’ACRI, ci presenta il percorso degli ultimi anni e i patti
stipulati per arrivare a questo intervento di contrasto alla povertà minorile e fa notare come le risorse non servano a nulla se mancano le
idee e i progetti.
Mario Podeschi, assessore alle
politiche sociali del V municipio, ci restituisce una fotografia del nostro
contesto sociale in un territorio che sarebbe, a livello demografico, la
quattordicesima città d’Italia, se escludiamo l’intera capitale, ricordando che
è un dovere istituzionale fare rete
con tutte le associazioni che si occupano della fragilità sociale. Wanda Giacomini, dirigente
dell’istituto comprensivo di viale Cocconi ribadisce l’importanza di fare rete
e sottolinea quanto sia fondamentale per le istituzioni l’ascolto in un momento in cui per le scuole sta aumentando il
compito educativo, che va oltre il concetto di istruzione. Per Maria Elena Mammarella, assessore
municipale per la scuola, da professoressa, bisogna guardare l’altro in tutte le sue sfaccettature, accettando di
essere una comunità in divenire, come esprime bene il participio presente
“educante”.
Nel workshop che ha concluso il seminario, giovani, famiglie, educatori e
operatori sociali, si sono riuniti per elaborare proposte concrete di
interventi possibili per un patto educativo nel territorio: “forti insieme per
regalare del bene”, “lavorare insieme per educare tutti”, “ascolto e
contaminazione”, “essere di tutti e non essere di nessuno per fronteggiare la
fragilità delle famiglie”.
Il solco è tracciato, adesso è necessario che il villaggio si ritrovi per
intraprendere questo cammino educativo.