Quante volte il genitore si sente dire dai propri figli “tu non capisci!”? E quante volte sono i genitori a pensare di non riuscire a capire i propri figli? E’ tutto nella norma! Questo sentire fa parte della quotidianità di tutte, o quasi, le famiglie.

E’ come se genitori e figli parlassero due lingue diverse e anche qualora si riuscisse a imparare la lingua dell’altro, proprio come si fa con una lingua straniera, non è mai come parlare la propria lingua natia, alcune sfumature (quelle che fanno la differenza!), saranno sempre difficili da cogliere.

Succede allora che, comunicando nel modo sbagliato, noi genitori, seppur mossi dalle migliori intenzioni, non riusciamo a stabilire un buon rapporto con i nostri figli, non li aiutiamo ad affrontare le difficoltà della vita e, perfino, finiamo per limitarne la creatività, la fiducia in sé stessi, l’iniziativa.

“È con le migliori intenzioni che, il più delle volte, si ottengono i danni peggiori” diceva Oscar Wilde

Allora che fare? Diciamolo subito! Non esistono soluzioni last minute, ricette sempre valide o bacchette magiche, tuttavia, fermarsi a ragionare su alcuni spunti può essere di estrema utilità per capire cosa può succedere quando, senza rendercene conto, comunichiamo male.

Diciamolo subito, alcune modalità comunicative sono certamente controproducenti, ad esempio quante volte ci rivolgiamo ai nostri figli dicendo “smettila di… !”? Questa espressione sembra proprio un ordine o un comando e comunica ai nostri figli che devono conformarsi alla nostra volontà e che, di conseguenza, quello che vogliono loro non conta o conta meno. Tutte le espressioni che suonano come degli ordini, possono suscitare risentimento ma anche una rabbia che potrebbe trasformarsi in comportamenti ostili.

Possiamo suscitare sentimenti negativi, come risentimento e ostilità, anche quando diciamo ai nostri figli: “se lo fai…te ne pentirai!” oppure “non ti azzardare a fare…altrimenti vedrai che succede!” Perché li stiamo a tutti gli effetti minacciando e quello che potremmo generare è o indurre i nostri figli ad essere timorosi e remissivi o, al contrario, spingerli a mettere in pratica il comportamento vietato per verificare se la minaccia verrà attuata.

E cosa succede quando qualcuno ci critica o ci giudica? A nessuno piace sentirsi giudicato, ovviamente nemmeno ai nostri figli! E’ una modalità che, a pelle, infastidisce e che, sotto sotto, ci fa sentire inadeguati. Ma, l’aspetto più importante in questa riflessione, è: l’idea che nostro figlio si fa di sè si forma prima di tutto in virtù dei giudizi e delle valutazioni che noi genitori esprimiamo nei suoi confronti. Quindi se i nostri figli si sentiranno frequentemente criticati, matureranno l’idea che non valgono abbastanza, che non vanno bene (“mi ero sentito dire così spesso che ero cattivo, che cominciai a pensare di esserlo davvero!”). Per lo stesso motivo con una frase tipo: “sei sempre il solito stupido” stiamo facendo a nostro figlio una vera e propria violenza, non solo perché lo umiliamo e lo ridicolizziamo, ma anche perché lo facciamo sentire incapace e non amato.

Spesso poi, succede che come genitori vorremmo sempre sapere tutto dei nostri figli, per consigliarli, guidarli nelle scelte, evitare che sbaglino e allora finisce che li investiamo con una raffica di domande. Seppur naturale siamo sicuri che questo comportamento porti i frutti sperati? In realtà investiti da una raffica di domande, i nostri figli non ci dicono proprio nulla, soprattutto quando non comprendono il perché di tante domande. Del resto a nessuno piace essere sottoposto a un interrogatorio. I nostri figli si confideranno con noi quando percepiranno di poterlo fare senza sentirsi forzati. E quando lo faranno sarà fondamentale farli sentire compresi, guai a ridere di quello che ci raccontano o a sminuirne l’importanza. E’ normale che i grandi problemi che affliggono le giovani vite dei nostri figli, ci possano sembrare poca cosa rispetto alle difficoltà quotidiane della vita adulta, ma ogni problema ha un peso relativo e se noi genitori li ignoriamo o ridimensioniamo, i nostri figli impareranno a esprimere altrove i propri sentimenti e problemi.

Ancora più importante sarà farli sentire ascoltati, questo sì che ci assicurerà un dialogo aperto con loro! Così, quando vengono a confidarsi con noi o anche solo a raccontarci la loro giornata, dobbiamo astenerci dall’intervenire, lasciando loro tutto lo spazio di esprimersi. E, benché silenziosi, possiamo dimostrare che siamo ben attenti con un sorriso, un “Mmh”, uno sguardo d’intesa, oppure con piccole frasi come “capisco”, “davvero”, “ma guarda un po'”,”raccontami”. In questo modo non toglieremo l’iniziativa ai nostri figli, ma li incoraggeremo, e comunicheremo accettazione e rispetto. E’ come se dicessimo: “penso che le tue idee meritino di essere ascoltate”.

Riuscire ad ascoltare attentamente i nostri figli ci permetterà non solo di comprendere ciò che vogliono dirci ma anche di capire quello che c’è dietro il semplice senso delle parole. Facciamo un esempio, la figlia dice al papà: “Papà quando eri giovane che tipo di ragazze ti piacevano? Cosa ti piaceva in una ragazza?” Il padre risponde: “Vorresti sapere cosa ci vuole per piacere ai ragazzi, vero?”, figlia: “Già, mi sembra di non piacere ai ragazzi e non so perché.” Questo papà è riuscito molto bene a comprendere non solo le parole della figlia ma anche quello che lei non aveva esplicitato, grazie a ciò la figlia ha tirato fuori il vero problema.

Evitando di dare ordini, di minacciare, di fare prediche, di ridicolizzare e di giudicare e cercando di ascoltare in modo attento, è davvero possibile cambiare il nostro modo di comunicare, capirsi meglio e porre le basi per un rapporto genitori-figli più vero e proficuo.

Mettere in pratica tutto ciò non è facile, lo sappiamo bene! Bisogna imparare a farlo sperimentandosi sul campo più e più volte. Un esercizio molto utile in questo senso è mettersi nei panni dell’altro, cioè immaginare come ci sentiremmo noi se, ad esempio, volessimo esprimere qualcosa e l’altro venisse fuori con minacce, prediche, giudizi o con un ascolto disattendo (inframmezzato, ad esempio, da telefonate e messaggini).

È possibile anche lasciarsi guidare nell’apprendere questo nuovo modo di comunicare, l’SOS Ascolto Giovani del Borgo Ragazzi Don Bosco, ha organizzato un corso che si pone proprio questa finalità. Si chiama Genitori Efficaci. Per partecipare o per avere ulteriori informazioni, chiamateci o scriveteci.

Per contattare l’SOS Ascolto Giovani chiamare al seguente numero di telefono: 347-4204632