Fin da piccola, l’ottimismo non l’ho mai perso nonostante le difficoltà che vivevo ogni giorno. La voglia di vivere era più forte della paura di stare in un contesto pericoloso; le mie giornate erano focalizzate sul trovare sempre il lato positivo rispetto a ciò che mi accadeva. L’ottimismo che avevo non era incentrato sul voler diventare chissà chi, o avere chissà che dalla vita ma semplicemente poter un giorno essere bambina anch’io e fare ciò che fa una bambina come giocare con le bambole ecc… Il mio forte senso di responsabilità nei confronti di mia madre mi faceva essere una “piccola adulta” che doveva gestire situazioni più grandi di lei, eppure questo non mi ha mai scoraggiato, anzi avevo una forza inconscia dentro di me che mi faceva andare avanti al quale però non sapevo dare un nome. Sentivo dentro di me emozioni contrastanti, dalla voglia di spaccare il mondo all’avere paura di non avere le opportunità per farlo, una determinazione nel voler diventare qualcuno, studiando e formandomi ma avevo molti ostacoli davanti a me che purtroppo facevano svanire tutti i miei desideri. Fortunatamente ho incontrato molte persone buone che, a loro modo, si sono prese cura di me; la babysitter, le maestre, la vicina di casa, gli educatori della casa famiglia, i miei amici ed infine la mia “nuova” famiglia, tutte persone che oggi hanno un posto nel mio cuore, perché è anche grazie a loro se ora ho la vita che desideravo.

Quando sono entrata in casa famiglia, ricordo che provai tante emozioni ma in particolare avevo un mix di paura e gioia, ero curiosa di sapere come sarebbe cambiata la mia vita ma dall’altra parte pensavo, “ma me lo merito?” o anche “posso permettermi di pensare a me stessa e vivere la mia adolescenza?”, “cosa penserà mia madre di tutto ciò?”. Queste domande hanno iniziato a tartassarmi il cervello finché un giorno ho pensato dentro di me “forse merito anche io di essere felice, di vivere la mia età ma soprattutto di pensare al mio futuro”. La casa famiglia è stato il primo luogo in cui ho iniziato a vivere la mia età, ho iniziato a sperimentare effettivamente ciò che significasse diventare adolescente ho incontrato tante persone a cui mi sono affidata e di cui mi sono fidata. Passato il primo anno in casa famiglia, ho iniziato a prendere coscienza del fatto che mia madre nonostante ci provasse, non aveva la forza per prendersi cura di me…ricordo che quando mi fu proposto di andare in affido risposi con questa frase “io adesso sto bene, non voglio ricominciare da capo, ho trovato la mia felicità e non voglio perderla”.

Ad oggi, a distanza di 9 anni dal giorno in cui conobbi la mia attuale famiglia posso dire “grazie per non aver assecondato ciò che pensavo in quel momento”. Il modo in cui mi sono avvicinata a questa nuova avventura mi ha permesso di godere di ogni singolo momento dalla libertà di esprimere i miei bisogni, al sentirmi amata, alla libertà di poter anche litigare e fare pace, un’opportunità di avere una famiglia che ti accompagna nelle scelte e ti guida.

Oggi ho 23 anni, mi sono laureata e sto continuando a studiare, ho degli amici, ho delle passioni che sto continuando a coltivare ma soprattutto ho una famiglia affianco che mi sostiene e mi guida. In parte lo devo a me stessa, questa forza che ho sempre avuto dentro di me a cui oggi posso dare finalmente il nome “resilienza” mi ha permesso di andare oltre le difficoltà, di cogliere il bello dalle esperienza negative; in parte lo devo anche a mia madre, oggi purtroppo non c’è più però credo che sia giusto riconoscerle che nonostante le sue difficoltà ha sempre pensato al mio bene, talmente tanto da voler affidare la mia vita a delle persone che oggi sono diventate il mio porto sicuro, i miei genitori Gianna e Angelo che con i loro pregi e difetti mi amano, mi sostengono e mi proteggono.