Altro incontro alla Scuola di Mondialità per i ragazzi del Lazio e dell’Umbria. Questo volta focus sulle cause del fenomeno migratorio
di Francesca Palatta
È esaltante capire cose nuove e l’incontro della Scuola di Mondialità di sabato scorso è stata una di quelle occasioni in cui quello che pensavo essere vero ha dimostrato tutta la sua falsità. Grazie a Elisa Lo Grasso, relatrice della conferenza, sono venuta a conoscenza di dettagli sul fenomeno migratorio che non avevo mai considerato. I fattori push, quei fattori che spingono un uomo a lasciare il proprio paese di origine, di natura sociale, politica ed economica, nonché legati ai fattori ambientali (ad esempio il degrado ambientale che impedisce anche solo l’agricoltura di sussistenza) vengono sempre considerati in modo preponderante rispetto ai fattori pull, ossia quelli di attrazione.
Esiste il mito dell’Europa come di un Eldorado, una terra promessa e il viaggio o anche solo la possibilità di esso, porta l’individuo ad aprirsi alla propria avventura personale, la propria scoperta dell’America: non si calcola la possibilità della morte, perché ciò che si presenta davanti è la Grande Occasione, probabilmente l’unica, dalla quale è quasi necessario uscire vittoriosi oppure essere visti come dei falliti dall’intera società.
Per questo, l’opera di sensibilizzazione del progetto del VIS e di Missioni Don Bosco “Stop Tratta”, a cui Elisa ha preso parte visitando e addentrandosi nella cultura dell’Africa occidentale, mira, oltre che a studiare le cause del fenomeno, a rendere consapevoli quei giovani, desiderosi di partire, che prima di arrivare, prima di anche solo pensare di farti una vita per poi in una prospettiva di 10/15 anni tornare nel paese natale, c’è un viaggio che miete centinaia di vittime e un futuro tutt’altro che semplice e radioso da costruire.
Eppure, una domanda che mi è sempre frullata in testa era: ma che succede all’arrivo? Anche in questo caso, l’incontro è stato provvidenziale: consapevole della mia assoluta ignoranza delle realtà salesiane sicule, è stato meraviglioso scoprire quanto Don Bosco sia vivo e presente nelle realtà dell’accoglienza. Numerose sono state le case che hanno offerto supporto e sostegno ai migranti con una “prima accoglienza” che in realtà dura da più di un anno a causa della ormai completa saturazione del sistema. Questa è la realtà del Don Bosco Island, presentataci da Domenica Sapienza: esperienza nata a Ottobre 2015, che ad oggi ospita tra i 60 e i 65 giovani di un’età compresa tra, teoricamente, i 15 e i 17 anni, anche praticamente alcuni superano i 20. All’interno del centro viene fornita assistenza medica, psicologica, mediazione linguistica e culturale, ma ancora di più attività sportive, oratoriali, progetti famiglia, il tutto nel segno di Don Bosco che ispira e muove ogni azione dei giovani che lavorano all’interno del centro.
Credo che Consapevolezza sia la parola dell’incontro di oggi: ho conosciuto fattori di un fenomeno così complesso da me ignorate e, forse, mai considerate, realtà che non avevo immaginato, persone che vivono in relazione con una quotidianità che fino ad ora era rimasto solo qualcosa che sentivo al Telegiornale e che man mano sta prendendo Vita.
PROSSIMO APPUNTAMENTO:
SABATO 3 DICEMBRE ore 16 al Sacro Cuore, via Marsala 42 – Roma
CONTATTI PER INFORMAZIONI:
Marco Fulgaro 3661354944 marco.fulgaro@outlook.com
don Emanuele De Maria 3318117194
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