70 anni fa iniziavano i lavori che avrebbero dato vita al Borgo Ragazzi don Bosco
di don Stefano Aspettati
La situazione dei giovani di Roma dopo la Seconda Guerra Mondiale
Esattamente 70 anni fa, il 20 marzo 1947, fu una data benedetta per il Borgo Ragazzi don Bosco: cominciavano ufficialmente i lavori di ristrutturazione e di adeguamento di quello che era il Forte Prenestino per farlo diventare il Borgo Ragazzi don Bosco. Dopo il 1944 la situazione dei giovani a Roma era drammatica. Era finita la guerra lasciandosi dietro un gran numero di morti, feriti, senzatetto e ovunque una grande miseria e mancanza di lavoro. Migliaia di ragazzi orfani o comunque sbandati, affollavano le strade della capitale in cerca di una maniera per arrivare a fine giornata: dalle occupazioni umili sovente era facile passare a quelle illegali e immorali. Li chiamavano Sciuscià, nome storpiato dall’inglese che significava lustrascarpe. Nel 1945 quello che era sentito da tutti come un problema che faceva oscillare la popolazione tra sentimenti di rabbia e di pietà, trovò la parola autorevole del Papa Pio XII che chiese caldamente ai salesiani di occuparsi del fenomeno. I salesiani cominciarono ad andare in giro a cercare questi ragazzi, a conquistarne la fiducia e a proporre loro un luogo di accoglienza. Cominciarono ad affluire in Via Marsala, in Via Varese, al Mandrione … Non era sufficiente, si sognava un luogo unico tutto per loro. Nel 1946 i soldati inglesi di stanza a Roma mandarono una torta a questi ragazzi con su scritto “per i ragazzi di don Bosco”; era così superato quel nomignolo dispregiativo: non più Sciuscià ma Ragazzi di don Bosco.
Don Cadmo Biavati
Sempre in quell’anno, un gruppo di salesiani in giro per le borgate di Roma per incontrare ragazzi e per cercare loro il famoso luogo, si imbatté in quella che don Cadmo Biavati – che di lì a poco sarebbe divenuto il primo direttore del Borgo – definì “una distesa di capannoni in fila come sentinelle, come soldati in attesa”: era quel che restava del Forte Prenestino. “Qui sarà la casa dei nostri ragazzi” dissero. Un anno di attesa per ottenerne l’uso da parte del Demanio e finalmente nel 1947 cominciano i lavori. Il resto è il resoconto di quella giornata dalle parole dello stesso don Cadmo Biavati:
Il 20 marzo fu dato finalmente inizio ufficiale ai lavori. I ragazzi arrivarono su un camion dell’E.N.D.S.I. cantando allegramente; vengono “sotto il tetto” a vedere il loro futuro Borgo. Esclamazioni, grida, risate argentine, molta gioia; in un baleno quei ragazzi, già esperti del loro dolore che umilia e dell’amore che redime, si spandono per ogni dove, in compagnia di giovani chierici e preti, a constatare la realtà che da tanti mesi essi vanno sognando […] Nel pomeriggio giungono le autorità. Sono ricevute dai ragazzi. Sul loro viso noto subito segni inconfondibili della riconoscenza e dell’affetto. Si vede che conoscono bene i loro benefattori, li stimano e li amano. Quindi un sacerdote, indossata cotta e stola, domanda a Dio benedizione sopra quelle case e sopra tutti coloro che le abiteranno, poi spande acqua benedetta verso i quattro punti cardinali. Il Forte di via Prenestina è diventato la Casa di Dio: Borgo Ragazzi don Bosco. Il via è dato; ora tecnici e operai continueranno il loro lavoro per terminare il nido dei ragazzi senza nido, dare la famiglia a ragazzi senza famiglia. […] Una pietra era gettata: mai fu pietra più benedetta!
Il Borgo oggi e le nuove sfide educative
70 anni e sembra un soffio, migliaia di ragazzi passati da qui, contesti che paiono lontani e che tornano a essere straordinariamente vicini. Chi sono gli Sciuscià di oggi? Chi sono i Ragazzi di don Bosco oggi? Cerchiamo di scoprirlo ogni giorno, dando attenzione agli ultimi, forse riuscendoci solo in parte. Rimane originaria la vocazione di questo posto portata avanti dai salesiani e da una comunità educativa molto motivata. Ma la consolazione più grande è che rimane soprattutto, come allora e come sempre, la straordinaria compagnia della Provvidenza che non ha mai mancato e non mancherà di sostenere ancora il nostro amato Borgo e i nostri ragazzi.