Il Borgo Ragazzi Don Bosco compie 70 anni e non possiamo non pensare a cosa sarebbe la nostra vita senza il Borgo!
Oggi al gruppo Giò Bosco Club dove Stefano, il nostro figlio più piccolo, partecipa con i suoi amichetti e dove Luca (il secondo) fa l’aiuto animatore, sono stati invitati tre papà a raccontare come hanno conosciuto il borgo e come era quando erano piccoli… i tre papà: io, Renato Bucci e Giovanni Assogna…
Non eravamo  sciuscià… ma eravamo più giovani di qualche decennio…

La prima volta sono entrato al Borgo portato per mano da mamma per iscrivermi al catechismo della prima comunione. Già allora aveva dovuto litigare con il nostro parroco che non voleva dare il nullaosta. Ma lei non voleva il classico catechismo… cercava un posto dove far crescere me e le mie sorelline Adele e Cristina…  Qualcuno dall’alto le ha indicato il Borgo… lei era un brava animatrice dell’Azione Cattolica e ha capito subito che era il posto giusto… Allora il catechismo durava un anno e prevedeva tre incontri a settimana!

Nel 1976 ho fatto la prima comunione; il Borgo non era Parrocchia, proprio come oggi; l’oratorio era guidato da don Stefano Zachar e frequentato da centinaia di ragazzini con tornei domenicali e tanto teatro e musica. Se andavi a Messa al mattino ti mettevano un timbro sulla tesserina ed entravi anche gratis al cinema il pomeriggio. Dopo la prima comunione mamma mi ha accompagnato a vedere i diversi sport che la PGS (Polisportiva Giovanile Salesiana) praticava nei capannoni. Inizialmente volevo iscrivermi a tiro con l’arco, affascinato da Robin Hood, ma poi nell’ultimo capannone, aperta la porta, ho visto un nugolo di ragazzini che intorno a sei canestri si allenavano seguendo le indicazioni di Nicola. Ero piccolo e poco portato, ma mi sono iscritto a mini basket e ho proseguito fino alla terza media con Antonello Assogna come allenatore e poi, iniziando anche il catechismo della Cresima, con il padre, Mario Assogna, come catechista… (e guarda un po’  Giovanni, oggi con me a raccontare, era il fratellino più piccolo…).

Ma mamma mi ha iscritto anche al gruppo ADS, Amici Domenico Savio con don Izzi, la Signora Monfeli e con le storielle della vita di don Bosco che ci venivano proposte tra una partita a ping pong e una a biliardino. Quelle storie prese dai libricini dell’LDC mi affascinavano da morire… Che bei ricordi!

Io ero piccolino e biondino e all’accademia (spettacolo teatrale realizzato nel giorno della festa dell’Immacolata) mi toccava sempre fare l’angioletto o Domenico Savio… In alcune occasioni davamo man forte al gruppo chirichetti ed eravamo una ventina o più intorno all’altare e nelle processioni…
Poi il passaggio alle superiori, le comunità di Massimo Ughetta ricche di tante proposte e gite, le partite a pallone e a tennis al campo C, tanti pomeriggi passati sul muretto dove sono nate le amicizie della vita (e ho ritrovato Renato anche lui con i suoi figli oggi al borgo) e i primi amori non corrisposti… tornato a casa dopo la scuola mi sbrigavo a fare i compiti per andare all’oratorio solo per stare lì, per incontrare qualcuno… e così, giorno dopo giorno ho ricevuto proposte… fatto incontri… chi poteva immaginare che don Bosco mi stava guidando passo passo dove non riuscivo ancora ad immaginare? Quante “paroline all’orecchio ho ricevuto” senza esserne consapevole…

Intanto mamma faceva la catechista e Adele e Cristina erano assidue frequentatrici prima dell’ACR Azione Cattolica Ragazzi e poi delle Comunità… io la terza comunità e loro la quarta… Solo papà Adriano – cresciuto suo malgrado in collegio dove era costretto a pratiche religiose esagerate – si rifiutava di partecipare attivamente limitandosi a venirci a prendere quando non lavorava… ma alla fine anche lui è stato contagiato… nel gruppo GF2 – gruppo famiglie per genitori uscito fuori sempre dalla mente di Massimo Ughetta…

– tu be continued –

Alessandro Iannini