Grazie a Don Bosco, anche quest’anno ho avuto la fortuna di vivere una “vacanza” alternativa.
Dal 26 Luglio al 3 Agosto sono stato a il Cairo insieme Nicoletta e Leonardo, due volontari impegnati nell’animazione missionaria, e a don Michelangelo, salesiano animatore missionario e vocazionale della nostra ispettoria dell’Italia centrale. Abbiamo scelto l’Egitto perché il Rettor Maggiore dei Salesiani, don Angel, decimo successore di Don Bosco, ha indicato il Medio Oriente come area dove avere una maggiore attenzione in questo momento.
Per cui, siamo partiti in esplorazione, per vivere un’esperienza di ascolto e osservazione che ci potesse dar modo di avere una base su cui iniziare un lavoro che andrà avanti i prossimi anni.
Arrivati a Zeitoun (“Giardino degli ulivi”), quartiere periferico della grande metropoli egiziana, da subito ci siamo sentiti a casa, accolti nella maniera più calorosa possibile. Don Dany Kerio, direttore della casa salesiana di Zeitoun, ci ha mostrato gli ambienti e spiegato la loro storia, facendo emergere come in un contesto povero come quello che abbiamo trovato sia la generosità della gente a fare la differenza.
Abbiamo avuto l’opportunità di trascorrere i pomeriggi in oratorio e conoscere i ragazzi che lo frequentano. Il lavoro con i ragazzi è prezioso, in oratorio si alternano ragazzi egiziani, poveri e figli di “portinai”, custodi di palazzi spesso ancora in costruzione che fanno commissioni alla gente che vi abita, e ragazzi provenienti dal Sud Sudan, che scappano dal loro Paese ma non hanno adeguata tutela in Egitto. Con loro si sta facendo un graduale percorso di integrazione e, grazie al lavoro dei salesiani si possono già notare dei risultati positivi: l’Estate Ragazzi, che quest’anno ha avuto come tema “Pinocchio”, il campo estivo di una settimana che unisce molto i ragazzi, le amicizie nate tra gli animatori e l’impegno dei volontari a Zeitoun. Una cosa che ci ha sorpreso molto è stata la disponibilità e la generosità degli animatori che sentono l’oratorio come la propria casa, due esempi lampanti sono l’aver trovato, anche fino a tarda serata, una ragazza che stava risistemando gli affreschi della chiesa, della “sua” chiesa, o la donazione volontaria della decima dello stipendio da parte di alcuni animatori per permettere di comprare del cibo per i ragazzi.
Il clima in oratorio è gioioso, di festa e l’impressione è che, tra le difficoltà della vita quotidiana, l’oratorio sia veramente una casa per questi ragazzi molto spontanei, meno “infetti”, ma non immuni, dal consumismo diffuso nella nostra società.
I sudsudanesi hanno un forte senso di comunità che si vede bene nel fatto che in oratorio arrivano intere famiglie, adulti e bambini insieme, nonostante le divisioni tribali che possono causare divisioni e problemi. Abbiamo avuto la fortuna di partecipare alla messa domenicale , in arabo, dei sudsudanesi: una festa sancita da canti bellissimi (senza microfoni, ma non ce n’è assolutamente bisogno…) accompagnati da strumenti musicali, in un clima di spiritualità molto sentita, confermata dalla disciplina dei ragazzi durante i momenti di preghiera, sia per sudsudanesi che egiziani.
Una delle piaghe della società egiziana è il diffusissimo lavoro minorile, che ostacola la formazione e la crescita di tanti ragazzi in giovane età.
Don Dany Kerio ci ha fatto capire cosa sia la Provvidenza, elemento tanto caro a Don Bosco e al carisma salesiano: occuparsi senza preoccuparsi, lavorare senza avere paura dei dubbi sul futuro e dei problemi che posso nascere, forti di una fede salda e, soprattutto, vissuta.
Durante la settimana siamo stati anche nell’istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che cercano di fornire alle ragazze della scuola un’educazione integrale; ogni mattina abbiamo partecipato con loro alla messa delle 7 e abbiamo potuto conoscere e apprezzare il loro lavoro per la società egiziana.
Sabato 1 Agosto siamo stati all’istituto salesiano di Rod-El Farag, scuola italiana molto prestigiosa, tanto che il ministro dell’istruzione egiziano ha chiesto aiuto ai salesiani dell’istituto per fare una riforma dell’intero sistema educativo-scolastico del Paese, riconoscendo il gran lavoro fatto con il sistema preventivo di Don Bosco. La scuola è un’immensa struttura con istituto tecnico, istituto professionale e corsi serali. Un ragazzo diplomato in questa scuola ha mediamente un livello pari o addirittura superiore ad una laurea egiziana in ingegneria e facilmente trova un lavoro qualificato e ben retribuito. Tutto questo inserito in un quartiere di 4 milioni di persone, con problemi sociali ed economici, principalmente legati alla riconversione dell’ex-posto di cereali. Dalle passeggiate e dagli spostamenti che abbiamo fatto, abbiamo potuto osservare la realtà di Il Cairo, città caotica, abitata da 20 milioni di persone (un terzo di tutti gli italiani!) con commistione religiosa e culturale, dalle strade molto sporche e con grandi contraddizioni, ben evidenti in due quartieri alle sponde opposte del Nilo, in un Paese gravemente colpito da crisi economica negli ultimi anni. Abbiamo “apprezzato” il clima cairota, che mai scende sotto i 35°C e constatato come sia assente, o in ogni caso meno forte, quell’idea di pericolosità che si percepisce nei nostri Paesi, come peraltro tanti concetti, ad esempio politici, che imperversano in Occidente, ma spesso privi di fondamento.
Siamo tornati a casa felici, consapevoli di aver ricevuto molto e con tanta voglia di lavorare affinché quest’esperienza possa continuare; c’è un proverbio egiziano che dice “chi beve l’acqua del Nilo, poi ritornerà in Egitto” e speriamo che si avvererà nei prossimi anni con la nostra presenza o di altri volontari.
Ricordando le parole del Vangelo che ci hanno accompagnato all’inizio del nostro viaggio, noi con i nostri “miseri” cinque pani e due pesci ben poco possiamo fare per risolvere tutti i problemi delle nostre società odierne, ma se li offriamo al Signore e ci rimbocchiamo le maniche, possiamo veramente cambiare il mondo!
Marco Fulgaro