di don Stefano Aspettati
Arriviamo anche quest’anno a Pasqua. Per noi cristiani il nome della festa è Pasqua di Resurrezione. Ossia traducendo si può dire più o meno così: il passaggio (Pasqua) di Gesù dalla morte alla vita (Resurrezione). Ma parlare di Resurrezione è davvero difficile, così difficile che per farlo sembra che dobbiamo per forza usare delle metafore,ossia pensare a quelle forme di resurrezione (forse con la “r” minuscola) presenti nella nostra vita o nella vita che ci circonda. È importante pure fare questo, certo, e per due motivi.
Il primo è per trovare un contatto e per aprire un dialogo con chi, parlando di Resurrezione, ti chiuderebbe subito la porta dicendo come dissero i razionali greci a san Paolo quando ci provò: “su questo ti sentiremo un’altra volta”.Abbiamo allora sotto gli occhi alcuni esempi: ragazzi avviati a una via di perdizione o di distruzione che trovano qualcuno che crede in loro e ritrovano la voglia di rimettersi in gioco; oppure persone disperate interiormente che con l’aiuto della preghiera, del contatto con la Parola di Dio e di una comunità che le accoglie riprendono a vivere e a sperare. Queste sono forme di resurrezione che tutti possono sperimentare. Non sto infatti raccontando miracoli in senso oggettivo, ossia quelle cose che la chiesa riconosce come intervento certo (nella fede) di Dio, ma cose che io posso riconoscere come miracoli perché le sperimento in prima persona, anche senon tutti li riconosceranno come tali.
Il secondo è per trovare delle basi alla stessa Resurrezione (R maiuscola) pur sapendo che resta un mistero grande e inaccessibile. In questo senso mi pare che se noi rintracciamo delle forme di resurrezione anche nella nostra vita forse il salto a pensare che Dio possa anche farci risorgere dalla morte può sembrare più breve. In altri termini: se Dio c’è e dà dei segni mi salverà anche dalla morte.
È chiaro che in tuttii casi so di non aver dimostrato un bel nulla e che nulla potrà metterci al riparo dalla paura e dal dubbio. La nostra esigenza di “vedere” resta sempre un po’, ma in realtà la Bibbia ci invita ad ascoltare una parola di resurrezione più che a vedere. Ci sono dei momenti in cui mi trovo smarrito davanti a tutto questo insieme di prove che sembrano mancanti, altri invece in cui mi trovo straordinariamente in sintonia con questo agire di Diodi umile onnipotenza dell’amore.
Quindi non possiamo vedere prove della Resurrezione con la R maiuscola che diano una qual certezza alla nostra paura di morire e al nostro desiderio di senso. Forse però possiamo vedere persone risorte, cioè che credono e che vivono secondo questa parola di Resurrezione.E questo tocca a noi.