Luigi Variara nasce a Viarigi (prov. di Asti) il 15 Gennaio 1875.
Arrivò a Valdocco nel 1887 per studiare e lì incontra don Bosco; suo padre aveva incontrato nel 1856 il santo, che si era recato a Viarigi per predicare una missione.
Una volta terminato il ginnasio, si sentì chiamato alla vocazione salesiana e nel 1891 entrò in noviziato.
A Valsalice, durante gli studi di filosofia, conobbe don Andrea Beltrami, ammalato di tisi e in fase terminale, e fu molto colpito dalla gioia con cui il sacerdote affrontava la malattia.
Entusiasmato dai racconti sui missionari in Sud America, sentì forte il desiderio di andare in missione, tanto che scrisse un bigliettino collocandolo sull’altare della Madonna chiedendo la grazia di partire per la Colombia.
Nel 1894 don Unia, celebre missionario che si occupava dei lebbrosi ad Agua de Dios, in Colombia, era a Valsalice per scegliere un chierico che potesse aiutarlo e, posati gli occhi sul giovane Variara disse “Questo è mio”.
Così Variara interruppe gli studi e partì per la Colombia, dove lo aspettava un lazzaretto di 2000 abitanti, di cui 800 lebbrosi.
Variara si adoperò da subito per creare un clima di festa e, sfruttando i propri talenti, decise di organizzare una banda musicale.
Il 24 Aprile 1898 fu ordinato sacerdote.
Mantenne sempre una fortissima devozione alla Madonna.
In perfetto stile salesiano, Variara si adoperò per il futuro inserimento nella società di tanti giovani, orfani e lebbrosi, concludendo la costruzione dell’ “Asilo don Unia” nel 1905.
Come don Bosco, non perse mai la fede nei momenti più duri affidandosi alla Provvidenza; scrisse a proposito dell’asilo «Ho denaro soltanto per i pagamenti di una settimana; poi… ci penserà Maria Ausiliatrice, dato che l’opera è nelle sue mani».
Ben presto, si accorse della volontà di molte giovani dell’ “Associazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice” di consacrarsi al Signore, ma per molte di loro era impossibile, vista la malattia, infatti nessuna congregazione accettava lebbrose.
Variara allora si impegnò nel progetto coraggioso di fondare una congregazione che accettasse anche malate di lebbra e, ispiratosi a don Beltrami, sviluppò il carisma salesiano vittimale e fondò le “Figlie dei SS. Cuori di Gesù e Maria”, che oggi conta 600 religiose in 12 Paesi del mondo. Elemento caratteristico dell’ apostolato di don Variara fu il suo costante impegno per far conoscere il grande valore dell’ offerta che si può fare di se stessi, soprattutto se sofferenti e ammalati, come vittime espiatrici in onore del Sacro Cuore di Gesù.
Variara scrisse nel 1905 con molto entusiasmo: “Mai mi sono sentito contento di essere Salesiano come quest’anno e benedico il Signore per avermi mandato in questo Lazzaretto,
dove ho imparato a non lasciarmi rubare il cielo”.
Ma dovette incontrare molti ostacoli ed incomprensioni per questa sua missione così particolare, al punto che fu più volte allontanato da Agua de Dios.
Variara si mostrò sempre obbediente, fiducioso nella Provvidenza e nell’appoggio di don Rua.
Nel 1921 fu mandato a Tàriba, in Venezuela, dove si ammalò.
Morì il 1 Febbraio 1923 a Cùcuta, in Colombia, dopo due anni di sofferenza.
Nel mondo di oggi, martoriato dalle sofferenze, il beato Variara ha tanto da insegnare per la sua devozione e cura verso i più deboli.
Il Rettor Maggiore don Ziggiotti, che aveva patrocinato le indagini canoniche, scrisse: «Don Variara è Missionario di prima linea: consacra la sua vita in favore dei sofferenti, più compassionevoli e insieme più lungamente abbandonati; è Fondatore di Famiglia Religiosa, Religioso, Apostolo ed Eroe della fede e della carità, al quale viene resa giustizia solo dopo morte»