SCUOLA DI MONDIALITÀ E MISSIONE LAZIO 2014-15

scuola di mondialità e missione

Sabato 7 Febbraio alla scuola di mondialità e missione, abbiamo affrontato il primo incontro dedicato alle “strade per il cambiamento”.

Abbiamo avuto l’opportunità di sentire la testimonianza di Emanuela, che la scorsa estate ha deciso, come medico, di trascorrere cinque settimane in Guatemala, nel Petén, dove da tre anni sono presenti i salesiani.
Lì, con l’aiuto di don Giampiero De Nardi, è entrata a contatto con una realtà completamente diversa dalla nostra, dove la sanità è cosa per pochissimi fortunati ricchi. Emanuela si è messa al servizio per vivere un’esperienza di crescita non solo professionale, ma anche umana e spirituale. (www.spaziomgs.com/2014/06/10/un-pezzo-di-mgs-in-guatemala-emanuela-medico-non-per-caso-nel-peten/) .
Dopo la testimonianza di Emanuela, abbiamo parlato della decrescita felice.

CHE COSA È LA DECRESCITA FELICE

La decrescita felice è un nuovo modo di vedere e concepire la realtà, ripensando le relazioni umane e l’economia. In un’ottica di comunità le relazioni non sono verticali, di potere, ma orizzontali. Come suggerisce Alessandro Pertosa, partendo dal termine greco “oikonomia” occorre ripensare al significato profondo dell’economia. “Oikonomia” è riferita alla legge della casa, la cultura della famiglia nella tradizione greca, ovvero il regno del dominio del “kurios” verso i figli, la moglie e gli schiavi.

Liberandosi di questo termine, si può auspicare l’arrivo all’ “euteleia”, la tensione verso un buon fine, sulla base di tre pilastri: decrescita felice, cristianesimo evangelico, che implica la fraternità, e l’anarchia, liberata dalle accezioni politico-ideologiche del XIX e XX secolo.

Dopotutto se crediamo in Dio, è facile pensare come noi siamo solamente usufruttuari sulla Terra e nessuno di noi ha la reale proprietà dei beni.
Così la decrescita felice costituisce un orizzonte e non è un’ideologia, ma una proposta declinabile in vari modi. A livello generale può essere definita “fare meglio con meno” tornando dalle merci ai beni e uscendo dalla logica dell’onnimercificazione.

Analizzando la crescita, paradigma economico dominante negli ultimi tempi, si può notare come essa non sia sostenibile né desiderabile né conveniente. Non è sostenibile perché necessita di consumi in quantità sempre maggiore con un impatto ambientale notevole, basti pensare all’acceleramento dell’alzamento delle temperature degli ultimi decenni. Vedendo quanto siano diffuse le disuguaglianze e analizzando il PIL, spesso definito come indicatore oggettivo e positivo (mentre è un puro indicatore quantitativo che non dice nulla sulla qualità della vita), si può dire che la crescita non è neanche desiderabile. Infine, la crescita non è conveniente perché i costi per bilanciare gli effetti negativi hanno un peso, economico e non solo, molto alto.

COME ATTUARLA

La decrescita felice ha come punti di partenza: la crisi ecologica, il mancato sviluppo del Sud del mondo e la crisi, o assenza, di punti di riferimento nella società capitalistica.

Non deve essere intesa come un tornare indietro (non è il contrario della crescita!) né come un punto di arrivo né come una rinuncia.

Per attuarla occorrono: tecnologia, stili di vita e politica. C’è bisogno di maggior tecnologia, ma soprattutto di un uso più consapevole, che sia finalizzato ad un miglioramento delle condizioni di vita umane e non al profitto o magari che sia fine a se stesso. Tra le proposte di cambiamenti nello stile di vita un suggerimento può essere sostituire la maggior quantità possibile di merci con beni o servizi autoprodotti ed aumentare gli scambi non mercantili basati sul dono e sulla reciprocità. La politica deve essere indirizzata all’autonomia economica e produttiva dei territori e permettere, secondo quanto detto finora, l’attuazione della decrescita felice.

Prima di tutto questo, è necessario un cambiamento nella cultura.

Ovviamente questa è una spiegazione molto sommaria della decrescita felice, che può apparire meno concreta di quanto lo sia in realtà, quindi invitiamo tutti coloro che sono interessati ad approfondire l’argomento (www.decrescitafelice.it www.artedecrescita.it ).
L’incontro si è concluso, come di consueto, con la lettura di un sogno di don Bosco: il pergolato di rose, in cui Maria indica al santo la via che dovrà percorrere, tra le distrazioni, gli ostacoli, i dispiaceri (le spine) e la carità ardente verso la missione da compiere (le rose).

Marco Fulgaro

CI VEDIAMO SABATO 21 FEBBRAIO, ALLE ORE 16:00 AL SACRO CUORE (VIA MARSALA, 42), parleremo di COMMERCIO EQUO E GRUPPI DI ACQUISTO SOLIDALE

mgsicc

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