Un’ora di confronto con la realtà, senza filtri e con l’immediatezza di una visita annunciata in tempi stretti. È ciò che è avvenuto nel primo pomeriggio di domenica 2 aprile al Borgo Ragazzi don Bosco di Roma con la visita del Ministro Andrea Orlando.

Centro Accoglienza Minori, Movimento Famiglie Affidatarie, Casa Famiglia: queste le realtà che in Ministro ha visitato nello specifico.

Ad accogliere il Ministro, il Direttore Salesiano don Stefano Aspettati e alcuni operatori: Cecilia Corrias per il Centro Accoglienza Minori, Teresa Salerno per la Comunità Semiresidenziale, Fabio Todarello per la Casa Famiglia ed una famiglia affidataria.  E poi i giovani (i cui nomi, per rispetto al loro faticoso cammino, è bene tenere riservati). Proprio tre di questi hanno brevemente raccontato al Ministro la loro esperienza di fallimento, di contatto con il penale, di fatica per accettare il proprio vissuto ma anche di riscatto, di libertà, di speranza in un futuro migliore che si apre con la prospettiva di un lavoro.

Alla luce della propria esperienza quotidiana, soprattutto don Stefano e Cecilia hanno presentato al Ministro la difficoltà che proviene dall’impegno a dover coniugare percorsi estremamente personalizzati per offrire un autentico servizio a questi giovani e i moduli istituzionali (ora scolastici, ora professionalizzanti) i cui parametri non prevedono sufficienti possibilità di adattamento e concretezza per le molteplici e svariate situazioni.

Il Ministro ha ascoltato con attenzione giovani e operatori, e ha dimostrato di comprendere le difficoltà e le fatiche, oltre i positivi risultati che si riesce a raggiungere.

Non meno rilevante anche gli accenni fatti alle problematiche di natura economica: rette non aggiornate da anni, pagamenti ordinariamente posticipati (anche se il Centro Giustizia Minorile è l’ente pubblico che paga con minori tempi di attesa), e insufficiente disponibilità generale di fondi. Si offre un servizio ad alcuni giovani, ma l’offerta formativa e di recupero potrebbe facilmente coinvolgerne dieci volte tanto se fossero erogati maggiori contributi.

Soprattutto gli operatori sono rimasti soddisfatti per questa opportunità di incontro, in una realtà quotidianamente impegnata a districarsi in quel labile confine tra civile e penale, che coinvolge tanti giovani e che comunque offre spazi di speranza e di futuro.